L’importanza dell’educazione all’igiene orale anche in età avanzata
a cura del Dott. Bruno Menegolli

Non abbiamo una seconda occasione: la dentatura permanente è solo una, quindi conviene imparare a prendersene cura fin da piccoli.
Una cattiva salute orale, con l’avanzare dell’età, aumenta i rischi connessi a malattie come il diabete e i disturbi cardiaci.
Una corretta igiene, invece, è molto importante ai fini della prevenzione di due patologie proprie del cavo orale: l’insorgenza precoce della carie dentaria e la flogosi, o infiammazione, delle mucose, che può a sua volta generare parodontopatie invalidanti nell’età adulta. È il caso della cosiddetta piorrea, un’infiammazione cronica del parodonto, del tessuto che sta attorno alle radici dei denti facendone da sostegno.
Sempre con l’età, malattie come il morbo di Alzheimer e l’osteoporosi possono condizionare negativamente la salute orale perché la prima può far dimenticare al paziente la necessità di lavarsi i denti e il modo corretto per farlo, mentre la seconda, a causa della minor densità ossea generata, aumenta il rischio di distacco dei denti dalle ossa mascellari.
A partire dai primi anni ’80, come ricorda il dott. Bruno Menegolli, Odontoiatra di IERO, c’è stato un cambiamento notevole, in senso positivo, nell’affrontare l’argomento dell’igiene orale con i pazienti. A quei tempi erano molti gli adulti e gli anziani afflitti dalla perdita precoce di elementi dentari dovuta alla cariogenesi o al riassorbimento del parodonto. Le cause andavano cercate soprattutto in uno spazzolamento dei denti saltuario e non corretto. Da questo derivava, e deriva tutt’ora, un grande sviluppo di placca dentaria e, conseguentemente, di tartaro sopra e sotto gengivale, con produzione di “tasche parodontali” difficilmente recuperabili, anche chirurgicamente.
Oggi la situazione è migliorata perché è più radicata l’abitudine di lavarsi i denti 2-3 volte al giorno, ma molto dipende dal contesto culturale e dalle abitudini apprese dai genitori e da chi avrebbe dovuto fare una corretta educazione igienica generale.
Tra le azioni in grado di implementare la salute orale ci sono la pratica di lavarsi le mani prima di sedersi a tavola e l’uso del filo interdentale in sostituzione dello stuzzicadenti, usato ancora da un vasto numero di persone. Lo stuzzicadenti è un ”pabulum”, un substrato nutritivo naturale in cui si sviluppano e riproducono alcuni microorganismi potenzialmente pericolosi.
I batteri però non arrivano solo dall’esterno: anche nel cavo orale esiste normalmente una flora batterica potenzialmente patogena, la quale, nel caso di cattiva igiene, viene favorita dai residui di cibo rimasti in bocca e sulla lingua. I batteri che la compongono, quando proliferano, aggrediscono l’elemento dentario o il parodonto.
Rispetto al passato, anche gli ausili per la pulizia domiciliare sono migliorati e aumentati e permettono di ottenere diversi risultati. Esistono, per esempio, dentifrici al fluoro specifici ed efficaci per denti sensibili o gengive infiammate e dentifrici per la cura delle protesi. Ci sono spazzolini a setole morbide che “accarezzano” le gengive senza danneggiarle e molto utili risultano gli spazzolini elettrici, specie per i soggetti a ridotta mobilità.
Vi è, purtroppo, anche una componente ereditaria dei problemi orali, confermata da vari studi e pubblicazioni. L’esperienza più che trentennale del dott. Menegolli gli ha consentito di avere in cura nonni, figli e nipoti e di verificare di persona gli effetti dell’ereditarietà sull’insorgere delle patologie dentarie. Esaminando queste linee parentali ha così notato, in generale, un miglioramento nelle abitudini igieniche e nella salute orale da padre in figlio, giustificato da un fattore molto importante: la prevenzione.
La prevenzione consiste, anche e soprattutto, nel recarsi dal proprio Odontoiatra di fiducia almeno ogni sei mesi per effettuare un controllo generale e un’eventuale seduta di ablazione del tartaro.
A volte le persone anziane sono ancora restie a eseguire questi controlli periodici e si recano dal dentista solo perché costrette, per esempio, dal dondolio o dalla rottura di uno o più denti. Rivolgersi all’Odontoiatra solo all’ultimo stadio terapeutico, costringe il sanitario a proporre una terapia sostitutiva dei denti mancanti, mediante l’applicazione di protesi mobili, parziali o totali, oppure, in alternativa, d’impianti osteointegrati, a condizione che la matrice ossea lo consenta perché non usurata.
Come in qualsiasi altro ambito sanitario, le terapie si sono evolute ed evolvono in continuazione, ma prima di accedere a esse è necessaria la prevenzione: servono spazzolino, dentifricio, collutorio e filo interdentale, ma anche controlli periodici dall’Odontoiatra.

Il dott. Bruno Menegolli